Oggi, mentre sto scrivendo il numero 47 della mia MindLetter, tutta Italia è mobilitata per la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, manifestazioni e cortei organizzati in ogni città fanno sentire rabbia e sgomento. Il numero di donne uccise da uomini che le ritengono un bene di loro proprietà è vertiginosamente cresciuto: un “no” o la chiusura di una relazione trasformati in femminicidio (dall’inglese femicide, termine coniato dalla criminologa femminista Diana Russell nel 1992) da gennaio a oggi, metà di novembre, in Italia sono 107. Nonostante la consapevolezza aumenti in molti maschi rispetto al passato, sembrano moltiplicarsi gli uomini violenti che picchiano, maltrattano fino a uccidere le donne di cui si dicono innamorati, uomini che si ritengono su una posizione superiore alle donne, reputando appannaggio dei maschi le decisioni di vita e il potere.
A questo link potete ascoltare le parole di Anne Joseleau, la direttrice di Solidarité Femmes 21, associazione che si occupa di aiutare donne vittime di violenza.
Nella sua intervista rilasciata a Francesca Sebastiani e Charis Couperot per Jondi.fr, non solo analizza la situazione attuale ma propone azioni concrete per “cambiare le cose” e arrivare ad avere “10, 100 volte meno violenza”.
(In fondo alla MindLetter, trovate anche il link diretto a YouTube).
La convivenza interiore
Senza parole di fronte a questo fenomeno patologico che una società patriarcale ha fatto diventare sociale, non posso che riflettere sulla contrapposizione tra i due sessi portando il discorso sulle due energie, quella maschile e quella femminile che convivono dentro ciascuno di noi.
E’ questo il contributo che io posso e mio sento di dare su questa situazione così agghiacciante e complicata, anche se le motivazioni di questa situazione sono molto profonde e radicate in una cultura che nei secoli ci ha portati fin qui. Non è facile ribaltare una cultura patriarcale che ha dato vita ad abitudini che si sono trasformate in imposizioni divenute poi stereotipi e non pretendo certo di farlo così. Ma sono certa che questa mia riflessione su un tema di cui da anni parlo abbia un suo insindacabile valore.
Ciascuno di noi, indipendentemente dal suo sesso biologico o dal genere al quale sente di appartenere, ha in sé entrambe le due energie, quella Maschile e quella Femminile e riuscire a renderle complementari e non in opposizione è il gioco della vita. L’una e l’altra danno, insieme, la nostra unicità, il nostro modo di essere, qui e ora, nel mondo.
Questa nostra androginia psichica ci permette di sperimentare a livello interiore anche le caratteristiche normalmente attribuite al sesso opposto. Per questo si parla di parte controsessuale. Ma già il termine “contro” ci rimanda a una visione di opposizione, non di complementarietà e questo non mi piace perché, lo ripeto, noi siamo in equilibrio quando c’è armonia tra le nostre due energie.
In ciascuno di noi c’è un immagine del Maschio e della Femmina interiori.
Il termine Femmina non sempre piace (viene dal latino e significa “colei che allatta”) ma io ho scritto un romanzo intitolandolo proprio “Stavolta sarò femmina” perché è più forte di un generico “donna”, proprio perché le antennine dell’attenzione si alzino irritate per capire meglio come funziona tutta la faccenda. In noi e, ovviamente, fuori di noi. In ciascuno di noi vivono e convivono una Giulia e un Filippo che spesso si comportano proprio come i due omonimi così tristemente e drammaticamente saliti alla ribalta della cronaca in questi giorni. Oppure si ignorano.
Ciascuno di noi, cioè, ha un’immagine interna di maschile e di femminile che nasce dalle nostre esperienze, dalle proiezioni che abbiamo vissuto o subito, dai nostri bisogni e dalle nostre paure e questa immagine si è formata nel tempo fino ad arrivare ad oggi.
Maschio e Femmina in equilibrio
Anche dentro di noi, quindi, un Maschile prepotente e aggressivo potrebbe inibire il nostro Femminile (o viceversa), e questo certamente non ci è di aiuto nelle relazioni con gli altri, perché quello che siamo è come vediamo noi stessi e il mondo, quindi si trasforma in come ci comportiamo.
Per avere un equilibrio e un’armonia interiore sono fondamentali due condizioni:
1. La prima è di avere un Maschio interiore equilibrato ed una Femmina interiore equilibrata
2. La seconda è che entrambi siano in armonia , in relazione l’uno con l’altro, collaborino e si amino in quanto complementari e non opposti.
Ci sono momenti in cui uno prevale sull’altra e viceversa: talvolta quando devi compiere un passo, qualunque esso sia, la tua energia femminile prende il sopravvento e ritarda l’azione di quella maschile. Hai presente quando ti senti pronto dentro ma non hai forza né coraggio di fare materialmente il passo verso l’esterno?
Oppure prevale quella maschile, il tuo bisogno di azione e fai il passo troppo in fretta, senza essere ancora pronta o pronto ad agire.
E che fare delle nostre Ombre?
Le nostre due componenti energetiche hanno entrambe le loro Ombre, quegli aspetti della nostra energia che non sappiamo bene in quale direzione orientare e che spesso vanno per conto loro, facendoci del male. Ma dobbiamo riconoscerle e chiamarle col loro nome per poterle poi trasformare: non possiamo sempre farlo da soli, spesso c’è bisogno di un aiuto (e non abbiamo imparato abbastanza a chiederlo, almeno non tutti), che si tratti di uno psicoterapeuta, un amico, una sostanza benefica. L’ombra può distruggerci, se non ne riconosciamo la natura e continuiamo a negarla, non chiamandola per nome, se ci raccontiamo che la nostra dipendenza dall’alcool è solo piacere di bere, che la nostra bulimia è solo amore per il cibo, che la nostra aggressività è solo rabbia che si vuole liberare. E che ci va bene così.
Così come nella relazione tra le nostre due energie, anche in una relazione di coppia certi segnali di ombra pericolosi e distruttivi non vanno sopportarti perché “però mi vuole bene”. E non lo si può fare da soli.
Ascolta questa canzone del 1964 del Quartetto Cetra e riflettici su un po’
Quando parliamo di Femmina e Maschio interiori, te lo ricordo ancora una volta, non parliamo mai di Uomo e di Donna ma delle due energie presenti in ciascuno di noi: perché siano in armonia ci dobbiamo lavorare magari per tutta la vita.
Che fare, invece, delle Ombre patologiche dell’altro?
La differenza con la relazione con “l’altro”, uomo o donna che sia, è che c’è sempre un limite da tenere presente perché la nostra accoglienza eccessiva non si trasformi in accettazione di violenza psicologica o fisica. E questo limite appare quando sappiamo dare il nome a quell’ombra che ci far stare male, quando riusciamo a distinguere un brutto carattere da una patologia, un attacco di rabbia da una sberla, un bisogno di attenzione da una gelosia immotivata, una arrabbiatura da una violenza verbale, una necessità di solitudine da un abbandono, un desiderio di fare il capetto da un diritto di potere, una richiesta di tempo per sé da una prigione dorata e via dicendo.
Le prime sono caratteristiche che possiamo imparare ad accettare oppure a ignorare “facendocele entrare di qua e uscire di là”, le seconde sono segnali che qualcosa non va, che non abbiamo la competenza per curare la patologia, che dobbiamo chiedere aiuto e, se diamo un’altra possibilità, che dobbiamo denunciare e andarcene.
Un’ ultima riflessione: veniamo da una cultura che quando parla in senso generico di relazione di coppia si riferisce sempre alle coppie eterosessuali e lì non ci sono dubbi, è sempre l’uomo che uccide la donna, mai viceversa. Anche se le violenze domestiche contro gli uomini da parte delle donne non mancano ma sono più di tipo psicologico, quando ci sono. E questo ci conferma quanto sia importante mettere in armonia il nostro Maschio e la nostra Femmina interiori.
Nelle relazioni omosessuali si sente ogni tanto parlare di qualche delitto se si tratta di due maschi.
Ma quando si tratta di due donne questo non succede. Sarà un caso?
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