Il tempo mi si snoda attorno, nonostante la mia vita sia questo restare sempre presente a me stessa, attingendo allo stesso deposito di emozioni, sensazioni, stati d’animo, pensieri. Non ho la sensazione di avere camminato, lungo la mia vita, su una strada dove raccoglievo e lasciavo andare definitivamente parti di me, ma di essermi mossa sempre con tutta me stessa. Era la realtà a me esterna, il paesaggio che cambiava e si trasformava. Quello che io sentivo allora, gli occhi con cui vedevo il mondo e gli altri è ancora tutto dentro di me, forse è mutato soltanto il mio modo di “reagire alle reazioni” del mondo.
Ora ho più chiaro, forse, cosa fare ma il mio “come essere” non è molto cambiato. Ho imparato a gestirmi, a usarmi, ad agire e non è detto che quello che ho imparato sia oggi migliore di allora, forse sono soltanto più consapevole - ed esserlo non è sempre la strategia migliore.
Guidi tu o guido io?
Il nucleo nel quale mi riconosco e dal quale si muove il mio sentire non è sempre capace di agire come sa invece fare la mia Personalità, con la quale talvolta si scontra. Lui, il nucleo, è rimasto in contatto con il mio progetto di vita, lei, la Personalità talvolta si disconnette e vorrebbe insegnargli a fingersi “altro”; ma lui non ci sta, accetta di fingere soltanto in rare occasioni, quando proprio non potrebbe farne a meno. Quando avrebbe bisogno di amore e la Personalità gli dice che è più dignitoso fare finta di niente, quando vorrebbe solitudine e la Personalità gli dice che non è educato starsene da soli, quando desidera un abbraccio e la Personalità lo blocca perché gli ricorda quanti anni ho.
E si rincorrono per anni, nucleo e Personalità, si accordano e poi si separano e così, in questo scambio continuo di ruoli, con frequenti “questa volta guido io” che si danno il turno. E intanto la vita va avanti ma la strada non è per tutti la stessa: c’è chi parte in una direzione e prosegue con tenacia su quella via esplorandola fino in fondo e chi sceglie di smarrirsi e ritrovarsi, arricchendosi ogni volta con qualcosa di nuovo.
In che direzione vado per il Graal?
Ma forse la vita è questo errare alla ricerca del Graal in un cammino che sale a spirale e ad ogni giro nuove strade si aprono, sta a noi decidere se proseguire sulla stessa via o se imboccarne una nuova, se procedere dritti verso la meta o se vagare alla ricerca di qualcosa d’altro da portare con sé.
Io ho quasi sempre scelto nuove diramazioni e per questo il paesaggio è cambiato, mentre rimanevo sempre la stessa e quello che mutava era la mia reazione, ho imparato a muovermi nell’ambiente, a riconoscerne i segnali, le asperità, i nidi di accoglienza. E a trasformarli in parti di me.
Un po’ di qua e un po’ di là ma tutta intera
Il Liceo Classico e il mio amore per il teatro mi avevano portato, a diciannove anni, a iscrivermi alla Facoltà di Lettere Moderne e a seguire un paio di corsi di formazione alla Civica Scuola d’Arte Drammatica di Milano. Nell’estate della Maturità varie strade mi avevano corteggiato: iscrivermi a Medicina per studiare Psichiatria, dedicarmi al Teatro come regista, autore e attore, oppure iscrivermi a una facoltà veloce e in sé esaustiva, come Lettere Moderne, perché desideravo sposarmi presto.
Credo che tutto sia nato da lì, da quando a qualche livello, dentro di me, scelsi di non scegliere ma di lasciarmi aperte tutte queste strade.
Per onore di cronaca aggiungo qui che m’iscrissi a Lettere, mi sposai al secondo anno di Università e mi laureai con la mia prima figlia in pancia, ma contemporaneamente m’iscrissi alla Civica Scuola d’Arte Drammatica e incominciai ad insegnare Lettere (allora si poteva anche prima della laurea..) portando nella scuola, in modo per me assolutamente naturale, quello che stavo imparando a Teatro. Incominciai cioè ad usare le Tecniche di Rilassamento per insegnare a scrivere e questo mi stimolò a dare vita a un sistema di lavoro su di sé che, da generica Scrittura Creativa, divenne poi l’attuale Scrittura dell’Anima; parallelamente utilizzai il metodo di recitazione di Stanislavskij per aiutare i miei allievi ad investigare nel proprio mondo interiore, e questa divenne la base dei miei attuali corsi di Teatroterapia.
Nei ventitré anni d’insegnamento che seguirono, in una delle scuole più esclusive e più rigide di Milano, portai avanti la mia supposizione: le materie scolastiche sono soprattutto un mezzo per aiutare il ragazzo a portare alla luce le sue potenzialità e a riconoscere tutta la bellezza che c’è dentro di sé.
In poche parole ciò che insegnavo al Triennio del Classico, al biennio dello Scientifico e alla scuola media, era di per sé strumento per l’accesso al Sé.
Sempre contemporaneamente, lavorando per una ventina di anni come istruttore di Psicodinamica Mentale presso l’ISPA di Milano, sono venuta in contatto con un sistema strutturato che mi confermava le infinite possibilità e capacità della nostra mente, l’importanza dell’immagine che ognuno ha di se stesso per crescere in armonia e il gran tesoro che tutti noi abbiamo a disposizione.
Lavorando come pubblicista per alcuni giornali e dedicandomi soprattutto alle interviste, scoprivo come il mondo interiore dell’attore o del personaggio fosse sempre molto più ricco e potenzialmente solare di quanto la personalità del soggetto era in grado di comunicare al mondo.
E poi il Maestro arriva
Poco prima dei trenta anni, visitata personalmente dal gran Maestro Crisi di Panico, ebbi modo di conoscere la Medicina Naturale che mi aiutò a capire che anche io dovevo guardarmi dentro e non soltanto aiutare gli altri a farlo, e mi confermò quanto una crisi possa essere vissuta in modo fertile e rivelarsi una insostituibile opportunità di trasformazione.
Questa consapevolezza, vissuta anche attraverso la mia sofferenza, mi spinse a seguire individualmente chi, come me, stava vivendo momenti di passaggio un po’ difficoltosi, utilizzando il Rilassamento, la Scrittura, la Teatroterapia, i Fiori di Bach, il colloquio. Il cliente che avevo davanti a me riassumeva in sé i bisogni e le ricchezze dell’allievo della Scuola Media e di quello del Liceo, le opportunità dell’attore, le potenzialità di cui non era ancora consapevole il personaggio che ero solita intervistare e, soprattutto, faceva da specchio alla mia personale evoluzione.
Ma io sentivo che c’erano ancora altri tasselli da accostare per andare avanti con il mio puzzle, e la formazione prevalentemente umanistica mi spinse ad integrare quanto ancora stava dormendo in me, la parte più “scientifica”. E mi iscrissi e diplomai Naturopata alla S.I.M.O. (Scuola Italiana di Medicina Olistica, dove poi, diplomata, ho avuto la docenza di Psicosomatica) trovando nella Naturopatia Vibrazionale il naturale confluire dei miei diversi “pezzi di strada”. Una specializzazione in Counseling e ora mi hanno fatto l’occhiolino le Costellazioni Familiari... e ho detto di sì.
Sei un tipo da verticale o da orizzontale?
Ma tu che lavoro fai? C’è chi sa rispondere con esattezza perché magari per quarant’anni ha fatto il medico, l’ingegnere, l’attore, l’impiegato, il manager, l’operaio, il tranviere..qualcosa di definito, insomma… E c’é chi, come me, non può che rispondere con un lungo “uhmmm..” mentre la lingua s’ingarbuglia e il pensiero si blocca nella sempiterna domanda “da che parte incomincio?”.
E tu che stai leggendo cosa rispondi a una simile domanda, apparentemente così semplice?
C’è chi nel suo lavoro si muove in verticale e approfondisce qualcosa di specifico e chi invece, in orizzontale, collega tra di loro più elementi, chi discrimina e chi raccoglie, chi si specializza una volta per tutte e chi continua a cercare, chi conosce perfettamente il significato e chi ne intuisce il senso: non c’é una scelta giusta e l’altra sbagliata, forse è giusta per ognuno quella che corrisponde alla propria natura.
Forse la domanda più giusta da fare sarebbe un'altra: ma tu, grazie al tuo lavoro, qualunque sia o sia stato, quali competenze sei riuscita a sviluppare per essere quello che sei?
E allora, la tua risposta potrebbe aiutarti a capire davvero quanta strada hai fatto e anche orientarti verso i nuovi sentieri, nuovi prossimi passi.
Hai imparato, grazie al tuo lavoro, a comunicare davvero, a empatizzare con gli altri, a sviluppare la tua parte creativa, a discriminare, a essere flessibile, a risolvere i problemi, ad ascoltare, ad avere fiducia in te e negli altri, a organizzare e strutturare, a lavorare in gruppo, a raggiungere i tuoi obiettivi?
E allora, se tu potessi rispondere di sì ad almeno una o due di queste domande, potresti dire che stai lavorando o hai lavorato per vivere davvero, e non che stai vivendo o hai vissuto soltanto per lavorare.
“Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi.”
Provoc-Azione della settimana
E tu, quali soft skills hai più vive in te? Da 1 a 5 quale punteggio ti daresti per ognuna di queste voci?
Empatia
Comunicazione
Leadership
Creatività
Problem solving
Resilienza
Flessibilità
Teamwork
Ascolto
Autonomia
Attenzione ai dettagli
Capacità di organizzare e strutturare
Intraprendenza
Fiducia
Se ti va completa ogni sera questa affermazione:
“La scelta migliore che ho fatto oggi è stata…”
Ma non completarla tanto per… porta davvero attenzione a ogni azione che compi e chiediti: questa è una scelta oppure una fuga? vedrai quante sorprese…
Da cosa puoi lasciarti ispirare..
Devo scegliere una madre e ovviamente anche un padre. Devo decidere se essere maschio o femmina. Mi hanno detto di pensarci e poi riferire: ho capito che questa volta la mia scelta sarà sottoposta a qualche controllo, non sarà come per le altre vite, quando ero una luce totalmente libera di scegliere tutto da sola. Anzi, allora mi si chiedeva proprio di fare una scelta autonoma e consapevole, ma questa volta mi stanno controllando, forse proprio perché si tratta di una missione speciale. Missione speciale, eppure queste parole non mi suonano nuove. Già un’altra volta forse mi è stato affidato un incarico particolare? Ho freddo, c’è buio intorno a me e poi tanta luce calda ma l’immagine come sempre svanisce non appena cerco di afferrarla e trattenerla. Ho la sensazione che questa mia nuova discesa debba servire a qualcosa di importante, ma non so bene a cosa e mi chiedo anche se questi miei pensieri non siano scuse e illazioni tra me e me perché io sono una luce un po’ pigra che forse avrebbe voglia di rimanere qui. Non so, quando mi hanno chiesto se volevo tornare giù ho detto un si talmente immediato da creare stupore persino a me che non dovrei vivere emozioni in questa dimensione. Sarà uno dei tanti misteri nei quali aleggiamo da queste parti. Sulla Terra c’è ancora troppa paura e poca energia di cuore ma siamo ancora in tempo per invertire la rotta. Ora tocca a me scegliere quali saranno mio padre e mia madre.
(Susanna Garavaglia, “Stavolta sarò femmina”)
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