Inizio questo nuovo anno con un riflessione che sono felice di condividere con voi.
Molte persone si sono lamentate del 2022 e sperano che il 2023 sia più clemente, forse la soluzione non è sperare che la realtà cambi ma cambiare il nostro modo di guardarla.
Come? Mettendoci a testa in giù.
Se imparassimo a guardare a testa in giù, capovolgendo, almeno per qualche istante, i punti di riferimento ai quali ci siamo aggrappati con la certezza che fossero quelli giusti, forse vedremmo qualcosa di nuovo.
Essere sicuri della sicurezza è più sicuro che essere sicuri dell’insicurezza?
Ad esempio, tutti noi aspiriamo a sentirci al sicuro e facciamo del raggiungimento della sicurezza un nostro obiettivo. E fin qui tutto bene.
Ma poi ci aggrappiamo a quella sicurezza credendo e sperando che sia lì per sempre. Abbiamo un lavoro e non vogliamo perderlo, una buona situazione finanziaria, tanta salute, relazioni appaganti, un buon rapporto con i nostri figli o con i genitori, i partner, la consapevolezza di essere colti e di sapere tante cose. E tutto questo che ci siamo costruiti desideriamo che rimanga in piedi per sempre.
Poi però qualcosa si insinua facendo crollare l’impalcatura che ci faceva sentire al sicuro, il lavoro, la casa, le relazioni, la salute iniziano a scricchiolare e quella sicurezza perde in energia.
E noi entriamo nella paura e nella insicurezza.
Metterci a testa in giù, in questo caso, non vuole dire lottare contro la paura e la insicurezza ma lasciare che l’una e l’altra diventino maestre della nostra vita, ci spingano a darci da fare per trovare soluzioni che non solo ci aiutino a superare quello specifico disagio ma che stravolgano la nostra vita facendoci crescere.
Io, ad esempio, per quest’anno ho preso una decisione che alla mia età non avrei ormai più immaginato di scegliere, grazie alla consapevolezza di una mia paura, nata da un disagio che non mi sarei aspettata arrivasse nella mia vita.
Ho deciso di iscrivermi a una formazione di Costellazioni Familiari per lavorare su di me e anche per diventare a mia volta Costellatrice e affiancare ai miei seminari che tengo da più di quarant’anni, qualcosa di nuovo che inizierò a praticare a settant’anni compiuti.
Puoi capire che non mi sarei mai messa a iniziare ora questa formazione se non fossi stata spinta da un disagio che mi ha reso consapevole di una mia paura che mi spinge a cercare di sciogliere un nodo alla radice, dato che la mia personalità non mi dà la certezza di saperlo superare solo nel presente.
E se le nostre più temibili Ombre si nascondessero in una nostra presunta Luce?
Ma passiamo a una seconda situazione per capire cosa voglia dire mettersi a testa in giù.
Siamo abituati a considerare i nostri punti di forza come fossero delle rocche intoccabili dentro le quali ci rifugiamo per far bella mostra del nostro potere e della nostra grandezza. Quante volte anche tu tieni ben strette le tue qualità considerandole intoccabili e in sé perfette?
Spesso sono proprio le nostre Luci le responsabili dell’accanimento d’alcuni aspetti nelle nostra Ombre. Il punto di luce insito in ciascuna ombra è quel punto di partenza dal quale abbiamo poi deviato allontanandoci dal suo aspetto per noi fertile e di crescita.
Le Ombre, quelle che troppo spesso abbiamo chiamato difetti, quegli aspetti che sembrano perseguitarci magari da un’intera vita, non sono mostri da combattere. Chissà quante volte abbiamo tentato di distruggerle facendo appello a volontà matta e disperatissima senza ottenere alcun risultato oppure senza riuscire a mantenere nel tempo questo nostro cambiamento.
Proviamo invece a considerarle semplicemente come delle Luci che vanno nella direzione opposta a quella del sole ma che esistono proprio grazie a quella fonte. Sono luci male orientate, cresciute in una direzione che ora non ci fa bene.
Io, ad esempio, ho usato per gran parte della mia vita l'etichetta della elasticità per farmi andare sempre bene tutto, raccontandomi che l'elasticità fosse un mio pregio.
Eppure proprio quella elasticità è stata la causa di alcune mie fragilità. Certo, in quanto elastica sono stata in grado di adattarmi alle situazioni traendone i miei vantaggi, non mi sono fatta condizionare da particolari che mi avrebbero potuto distogliere dai miei obiettivi, sono stata spesso in grado di accogliere le differenze e di inglobarle traendone motivo di crescita, sono sempre stata tollerante. Ma la tanto vantata Luce /Elasticità ha anche le sue ombre: non potrebbero derivare proprio da lì elementi di fragilità quali la pigrizia (“E va beh, che problema c’è? Lo farò domani”), il disordine (“Che importa se c’è caos intorno a me? Io vedo e vado oltre”), la sottomissione (“Se a lui/lei va bene così, io mi adatto a tutto…”), l’incapacità di dire di no (“Perché dovrei? Tanto io sono in grado di fare anche questo… e poi se per lui/lei è così importante, io sono felice lo stesso”) e così via?
Siamo già perfetti o siamo tabula rasa oppure nessuno e centomila?
E passiamo a una terza occasione per metterci a testa in giù e partiamo proprio dal fatto che ciascuno di noi sappia ai suoi livelli interiori profondi che cosa gli faccia bene e cosa gli faccia male. E di questo sono sempre convinta ma ho anche sempre pensato che questa natura, questa essenza che ci appartiene fosse già perfetta in sé e che venisse offuscata da una Personalità che ci costruiamo e che la oscurerebbe. Secondo questa mia supposizione crescere vorrebbe dire togliere a uno a uno i veli che abbiamo affastellato l’uno sull’altro.
Ora provo a mettermi a testa in giù e a pensare che invece potrebbe anche non esistere in partenza nessuna essenza perfetta e che invece potremmo essere noi a dovercela creare, giorno dopo giorno, solo attraverso le nostre azioni.
In questo caso noi saremmo tabula rasa e sarebbe nostro compito creare il nostro progetto passo dopo passo e, solo grazie alla nostra concreta azione nel mondo, potremmo finalmente risvegliarci dal nostro essere bruto e attingere alla gioia di vivere in modo responsabile e attivo.
E come si complica la faccenda se prendiamo in considerazione quanto sia sfaccettata la realtà a seconda di chi la sta vivendo.
E come anche ciascuno di noi appaia diverso agli occhi di ogni persona che lo osserva.
E come sia impossibile essere nello stesso modo agli occhi degli altri e ai nostri stessi occhi.
Potremmo allora dire con Pirandello : “Ahimè, caro, per quanto facciate, voi mi darete sempre una realtà a modo vostro, anche credendo in buona fede che sia a modo mio; e sarà, non dico; magari sarà; ma a un "modo mio" che io non so né potrò mai sapere; che saprete soltanto voi che mi vedete da fuori: dunque un "modo mio" per voi, non un "modo mio" per me. Ci fosse fuori di noi, per voi e per me, ci fosse una signora realtà mia e una signora realtà vostra, dico per se stesse, e uguali, immutabili. C'è in me e per me una realtà mia: quella che io mi do; una realtà vostra in voi e per voi: quella che voi vi date; le quali non saranno mai le stesse né per voi né per me. E allora? Allora, amico mio, bisogna consolarci con questo: che non è più vera la mia che la vostra, e che durano un momento così la vostra come la mia”
Se abbracciassimo questo modo di sentire, crescere cosa significherebbe per noi?
Al di là di una risposta - per dare la quale con assoluta certezza non basterebbe una sola intera vita - se non mi fossi messa a testa in giù non mi sarei nemmeno posta quella domanda che potrebbe capovolgere ogni mia visione esistenziale e farmi mettere da parte l’idea che il nostro punto di luce, il nostro Sé Superiore, sappia perfettamente perché siamo qui e dove vogliamo andare.
“Ora devi continuare a covare i tuoi semi come fossero uova, non li abbandonare. Nel mare delle infinite possibilità pesca quella vicina, covala e falla brillare”.
La voce – quella voce che mi spinge a esplorare la vita, continua a darmi le dritte giuste perché io possa sempre ricordarmi di me.
E io ci sto provando…
Provoc-Azione della settimana:
Scrivi sul tuo quaderno a ruota libera quelli che ritieni essere i tuoi punti di luce e di forza. E poi divertiti a trovare in ognuno di loro il germe di una delle tue Ombre, di uno dei tuoi aspetti di fragilità. Se lo farai avrai molte sorprese!
Da cosa puoi lasciarti ispirare questa settimana:
“Non c’è dubbio, se il tuo obiettivo è uno di quelli che si ripresentano puntuali nella tua vita e che, quindi, non sei ancora riuscito a raggiungere, sei tu e solo tu che a qualche livello ti sei imposto di non farcela.
Si tratta del tuo potere personale: evidentemente non ti manca, altrimenti non saresti così tenace nel non farcela. Lo eserciti, eccome, questo potere, ma contro di te e non a tuo vantaggio. Non credo che basti tacciare se stessi di autolesionismo, non serve continuare a chiamare patologia quella che forse è soltanto una difesa: se sei così forte da non essere ancora riuscito a raggiungere il tuo obiettivo, probabilmente sai che, così, eviti di affrontare qualcosa che ti fa ancora più paura” (da Susanna Garavaglia, “L'Anima del Successo”)