Questa é la mia seconda MindLetter. La prima parla anche del mio passaggio da Milano al mio bosco ligure, delle difficoltà dopo i primi entusiasmi, dei momenti di vuoto perché i miei Piccoli Io non vanno tutti nella stessa direzione. E di come sia importante riuscire a passare da una modalità di sopravvivenza a un atteggiamento creativo verso la vita.
Alcuni amici, leggendola, si sono preoccupati per quel senso di vuoto che dicevo di avere provato, stupiti da quanto avevo raccontato di me, pronti ad attivarsi per consolarmi. E li ringrazio, la mia parte bambina che ha sempre sofferto d’essere figlia unica si é sentita amata e accudita, continuamente in cerca di fratelli e sorelle.
Ma quella era solo una parte del mio discorso, ed è sul resto che va invece la mia attenzione, su come quel vuoto possa essere usato per trovare delle soluzioni, non per rimanerci intrappolata.
Come? Prima di tutto sapendo usare in modo corretto il pensiero.
MA TU COME USI LA TUA MENTE?
Da molti anni studio come la mente possa condizionare la lettura della realtà e come il nostro pensiero sia in grado di modificare la percezione di quello che noi stessi siamo.
La mente va programmata, ci hai mai pensato?
A me è capitato, quando avevo trenta anni e non avevo particolari problemi, di ripetermi nella mente “paura!” ogni volta che mi guardavo allo specchio in ascensore, per parecchie settimane. Non sapevo perché, né che senso avesse. A livello consapevole non c’era niente che in quel periodo mi facesse paura. Ma in poco tempo ho iniziato a stare male: mi ero programmata per le mie crisi di panico.
Prova a ripetere a te stesso “Non voglio pensare a un maiale con un cappello blu”: quale è l’immagine che immediatamente è arrivata davanti ai tuoi occhi?
Quante lotte hai fatto contro i maiali con il cappello blu, quando sarebbe stato più semplice procurarti quelli senza cappello?
Se il tuo pensiero crea la realtà, il primo passo è focalizzare la tua attenzione su quanto è bene per te, anziché fuggire da quanto ti fa del male, usando la mente a tuo vantaggio e non contro di te.
Ti va bene essere quello che fugge dai maiali con il cappello blu? Ti serve farlo? Ti ha dato, fino a oggi, risultati interessanti? Se tu ritieni di essere una persona troppo timida, e se è così che ti vedi, chiediti se vuoi continuare a esserlo e quali benefici hai ottenuto con questa tua esasperata timidezza. E poi, se così non ti va più bene, agisci!
Quando abbiamo una particolare percezione di noi stessi ce la ripetiamo tipo mantra nel nostro monologo interiore che non cessa mai “Non ce la faccio, non ce la farò mai, non sono all’altezza, nessuno mi capisce, nessuno mi vuole bene, sono uno stupido” e così via.
Quando qualcuno ti chiede “come stai?” rispondi “bene” senza nemmeno pensarci oppure racconti tutto quello che non sta andando come vorresti.
Siamo abituati a descriverci agli altri per le cose che non ci rendono contenti piuttosto che per quelle che vanno bene e a ripetere fino allo sfinimento “Ho male qui, potrebbe andare meglio, va così così…”
La tua mente riceve dei dati, degli input e, come un calcolatore, produce un risultato: il tuo modo di essere, di vivere, di reagire alla vita.
TUTTO DIPENDE DALLA PROGRAMMAZIONE…
Se io immetto in un calcolatore un 3 e un 2 e lo programmo per l'addizione ottengo un 5 perché gli ho detto cosa voglio che faccia dei due numeri che gli ho dato. Ma se lo programmo per la sottrazione ottengo 1 o meno 1, se per la moltiplicazione 6, se per la divisione 2 terzi o 3 mezzi, ma posso anche avere come risultato 32 oppure 23.
I risultati che la mente produce dipendono dalla programmazione.
Te ne accorgi quando ti senti una vittima o ti arrabbi per una cosa qualunque che in altre circostanze ti avrebbe fatto sorridere perché elabori quello che ti è stato detto o che è successo (il dato immesso nel computer) con il programma “sentirsi vittima” oppure “arrabbiarsi”.
Ma come puoi riformulare il tuo pensiero?
Non ripeterti in continuazione
“Non sono timido”, ma “Sono sicuro di me”.
Non “Ce la farò”, ma “Ce la sto facendo”.
Non “Devo essere capace” ma “Sono capace”
Sempre in positivo, al presente e senza troppi verbi di costrizione. La mente non coglie il negativo e se continui a ripeterti che non sei timido porti la tua attenzione al concetto di timidezza.
Se ti ripeti più volte che ce la farai ti stai dicendo che per ora non ce la stai facendo ma forse domani.
E se porti la tua attenzione sul dovere ti senti costretto e quindi prima o poi la tua mente si ribella.
E se il programma non è tuo o non ti corrisponde più? Smettila di ripeterti “sono fatto/a così, non posso farci niente”. Certo che puoi cambiare!
…E DALLA RIPETIZIONE
Ci sono due modi per imparare qualcosa che ti permetta di modificare un tuo atteggiamento: lo shock e la ripetizione.
Un bambino che gattonando infila un dito in una presa della corrente può prendere la scossa e, da questo spavento, imparerà per sempre a non farlo più. Se, invece, ogni volta che si avvicina alla presa, c’é qualcuno che gli dice “Attento, se infili lì le dita prendi la scossa” dopo un po’ di giorni, ripetizione dopo ripetizione, quel bimbo avrà imparato che la presa della corrente può fargli male e che, quindi, é meglio non infilare lì le dita.
Se impari a ripetere nel modo giusto, nel tuo dialogo interiore, quello che vuoi ottenere, ti fai creatore della tua stessa esistenza. Questo se, ovviamente, quel risultato è in linea con la tua natura, con la tua essenza, con i tuoi reali bisogni.
C’è una parte di te che sa esattamente cosa e come creare.
Si può scegliere, non avere paura di questo verbo che, anche in un contesto apparentemente schiacciasassi e invasivo, è pur sempre una connessione con la nostra coscienza che, stanca di essere trascurata in nome della legge dei pecoroni, finalmente si sta risvegliando.
E IL MONDO DELL’INFORMAZIONE?
Basta ascoltare un telegiornale o guardare i titoli dei quotidiani per notare con quanta accuratezza insistano sui dettagli atroci e scioccanti. Quanto bene pensi faccia alla corretta formulazione del pensiero?
Nel 2004 é nata a Milano l’Associazione Buone Notizie, chiamata poi Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo (Italian Constructive Media Association) per diffondere “best practice” in ambito di giornalismo costruttivo, libero cioè da ogni allarmismo falso, inutile e dannoso per l’opinione pubblica .
Silvio Malvolti, ha fondato Buone Notizie.it, il primo sito italiano che ha dato l’avvio in Italia a questo tipo di giornalismo nato nell’Europa del Nord
Mezzopieno, la rete italiana della Positività, è una rete di persone, associazioni, ricercatori, docenti, imprenditori, giornalisti, studenti, artisti ed enti che contribuiscono alla diffusione della cultura della positività.
Con un Manifesto, Assessori alla Gentilezza, buone pratiche in ogni settore e un giornale di buone notizie (Mezzopieno News®) si sta diffondendo in modo esponenziale.
Sai perché
La felicità sta sempre nel presente?
Le persone che non sono felici sono quelle che non sanno godersi il presente ma aspettano sempre che accada qualcosa che le renderà felici.
“Sarò felice quando mi sposerò, quando divorzierò, quando avrò quella casa, quando qualcuno si accorgerà di me…”
Ma la felicità è un atteggiamento mentale, non è mai condizionata alla soluzione di un problema perché risolto quello ne nascerà un altro la cui risoluzione pensiamo potrà finalmente renderci felici.Si è felici non per qualcosa che ci arriva dall’esterno ma per una nostra abitudine mentale che si coltiva giorno dopo giorno.
Provoc-Azione della settimana
Sai quel quaderno che hai scelto (certo, un quaderno si sceglie, non si prende il primo che capita, magari già usato. Nel caso scegline un altro apposta per te e d’ora in avanti usa solo quello) la scorsa settimana sul quale ti avevo suggerito di scrivere qualunque cosa ti venisse in mente? Bene, ora possiamo vedere cos’altro farne e come.
Mettiti tranquillo/a da qualche parte con il tuo quaderno e una penna, fa’ qualche respiro profondo allungando molto bene la espirazione e, quando ti senti rilassata prendi in mano la penna e incomincia a scrivere, senza mai smettere, dei pensieri fatti di parole in ordine alfabetico. Non preoccuparti di nulla se non del fatto che siano in ordine alfabetico.
Vuoi un esempio?
Anna beveva con Davide e Francesca gioiosamente imitando la meravigliosa nuova ostetrica, pallida quarantenne rasata sapientemente, trotterellando una volta zazzeruta, avendo boicottato Carolina, danarosa estetista fuggita giocando in Lituania, mostrando nuove operazioni ….
Vedi che non c’è nessun senso logico che lega tra loro le parole ma soltanto un legame di tipo strutturale. Va bene così, è così che devi fare.Ora un secondo esercizio di scioglimento: chiudi gli occhi, fai tre respiri profondi, riapri gli occhi e ricomincia a scrivere senza preoccuparti della logica ma lasciando emergere pensieri fatti di parole che iniziano tutte con la stessa vocale.
Avevo avuto amici antichi attingendo ad assurde attenzioni avute all’asilo, assurdi attacchi alla assoluta aridita’ arrivata all’anima azzoppata.Ora rileggi quello che hai scritto e sottolinea la frase minima che più ti attira.. E' l'inizio della nuova scrittura.
Immagina di avere scritto le due frasi sopra riportate e di avere sottolineato come frase minima “alla assoluta aridità arrivata all’anima azzoppata”. Continua a scrivere da lì, senza badare ovviamente alle parole in ordine alfabetico né ad altro.
Ecco un esempio:
Alla assoluta aridità arrivata all’anima azzoppata potrei aggiungere tutte quelle prove assolutamente inutili alle quali mi sono sottoposta in questi ultimi anni. Cosa dovrei capire da questi continui attacchi alla mia stabilità, alla centratura, alla solidità del mio passo che pare sempre più zoppo e sempre meno sicuro?
Quando scrivi così non fermarti mai (fino a quando finisce la musica, o quando scatta un timer… scegli tu come autoregolarti per il tempo), non rileggere mentre stai scrivendo, non badare agli errori d’ortografia, a quelli sintattici, alla scelta delle parole. Scrivi e lasciati fluire attraverso le parole, penetra in te perché questo modo di scrivere è una meditazione che ti porta a contatto con la tua parte interiore profonda.
“Il calore che porti dentro non è qualcosa che ti è stato appiccicato addosso perché lo trasportassi per il mondo, non l’hai comperato in cambio di denaro né barattato con alcunché. Quel calore non è il contenuto di un te-contenitore, non arriva da un termosifone né da uno scaldino nascosto sotto una coperta. Quel calore è te, è parte di te.”
(da Susanna Garavaglia, “365 Pensieri per l’Anima”)