“Se avessi ancora una settimana, o forse anche soltanto tre giorni, ce la farei. Così, invece, come posso presentarmi all’esame domani?”
Quante volte è capitato anche a te di desiderare intensamente qualche giorno in più, o anche soltanto qualche ora in più, per portare a termine un tuo progetto, qualcosa ancora da completare perché ti mancava del Tempo?
A me succedeva regolarmente in Università ad ogni esame e poi, ancora, prima di un nuovo corso da tenere o di uno spettacolo da mettere in scena.
Col passare degli anni, il mio atteggiamento nei confronti del Tempo è cambiato, al punto che adesso la gente mi chiede come io faccia a portare a termine grandi progetti in così poco tempo. Proprio come io lo domandavo ad altri che riuscivano a fare di tutto velocemente.
E questo è avvenuto quando sono riuscita a vedere il Tempo per quello che effettivamente è e non per quello che avevo creduto che fosse.
In realtà io non mi accorgo nemmeno che quel Tempo sia poco e, per ogni progetto, sono certa di avere sempre la quantità di Tempo che mi è necessario. E questo perché?
Perché dentro a quel Tempo ci sono sempre anch’io.
E se hai un po’ di pazienza sto per spiegarti che cosa intendo con questo esserci anch’io.
Sentirsi parte del Tempo
”Ho fretta, ho fretta” dice il Bianconiglio (quello con l’orologio nel panciotto) ad Alice, trascinato a superare senza potersi mai fermare tutto quello che si lascia alle spalle, in una corsa continua che non gli dà tregua. Ma perché non gli dà tregua? Perché non gli permette di sentirsi parte del Tempo.
Vediamo insieme il perché.
🧑🦳 Il tempo del Padre
Quando parliamo del Tempo possiamo parlare del Kronos detto anche “il tempo del Padre”, quello lineare che procede dal presente al futuro ed è uguale per tutti.
Un’ora infatti per tutti è formata da 60 minuti e ogni minuto per tutti è formato da 60 secondi.
Visto così, il Tempo è un condotto di segmenti che si susseguono e ogni segmento oscura quello precedente e viene oscurato da quello successivo.
Se adesso sono le 11,51 di lunedì 19 giugno non possono più essere le 11,36 del 19 giugno di questo stesso anno.
Oggi non è più ieri e domani non sarà più oggi.
Ogni cosa che viviamo la incameriamo, la chiudiamo in una scatola, in un segmento temporale preciso.
Quando viviamo il Tempo in questo modo noi non ci siamo, ci sono soltanto i minuti, le ore, gli anni che scorrono e che si divorano la nostra possibilità di essere presenti a noi stessi. Qualsiasi cosa nuova possa succedere assume una posizione successiva e noi ci muoviamo incessantemente lungo questa linea del Tempo irrequieti, costretti sempre ad andare, a procedere in un Tempo che ci trascina via. Come fa il Bianconiglio.
A questo punto prova a ripensare, uno dopo l’altro, ai principali a avvenimenti della tua vita, lasciando che emerga qualche immagine rispetto a quell’avvenimento
1- Nascita
2- Primo giorno di scuola
3- Termine del mio ciclo di studi
4- Uscita di casa o matrimonio
5- Inizio di un lavoro
…e così via.
👩🦳 Il tempo della Madre
Ecco, quello che credo di avere capito negli anni, quello che mi appartiene davvero è il Kairos, il “Tempo della Madre” che non è una linea incessante che va verso il futuro e che ci trascina continuamente, obbligandoci a lasciare andare qualcosa, perfino la nostra possibilità di essere lì interi.
E’ invece un elemento fluido che permette ad ogni altro istante di esistere contemporaneamente.
Alle 11,54 del 19 giugno 2023 io ci sono tutta intera e con me c’è tutto quello che sono stata e che sarò.
Quante volte a me è capitato di veder volare via il mio Tempo senza accorgermi che fosse passata un’ora perché stavo facendo qualcosa che catturava tutto il mio essere; altre volte invece un’ora mi è sembrata lunghissima, perché dentro a quello che facevo in realtà io non c’ero.
Se ripensi a quegli avvenimenti su cui ti sei soffermato e per ognuno aggiungi alcuni elementi che hanno a che fare con le voci precedenti o con quelle successive, che cosa avrai?
Rispetto alla nascita: potresti pensare, prendendo da qualcosa che ricordi del tuo primo giorno di scuola, "anche quella volta, come ho sempre fatto dal primo giorno di asilo, sono arrivato in ritardo". Oppure "pare che non la smettessi mai di piangere come ho fatto anche durante il mio matrimonio".
Rispetto a inizio di un nuovo lavoro: potresti pensare "avevo molta paura, come il primo giorno dell'asilo e anche come quando sono andato in pensione e mi è sembrato di essere molto sola".
E così via.
Renditi conto che in ognuno di quegli avvenimenti tu c'eri tutta intera, tutto intero e non eri soltanto quel bambino appena nato, quella donna durante il viaggio di nozze, quell'anziana che ha smesso di lavorare tu sei tutto questo tutto insieme.
Ecco cosa vuol dire per me dilatare il Tempo e permettermi quindi di usarlo interamente, creando qualcosa di nuovo in ogni istante.
Una vita, una spirale
Prendi in mano un filo di ferro, sai di quelli a spirale, è un unico filo, non formato da segmenti in fila l’uno dopo l’altro, e immagina che rappresenti la tua vita fino a oggi; metti lungo il filo di ferro delle clips o dei cartoncini che rappresentano le date più importanti della tua vita: se prendi in mano il fil di ferro dal punto in cui hai fissato l’anno della tua nascita anche tutto il resto si muove, se muovi l’anno in cui ti sei sposata, ancora, tutto il resto si muove ugualmente, anche il punto che rappresenta la tua nascita o il tuo primo giorno di scuola.
Qualunque momento della tua vita è in grado di muoverne qualunque altro, di cambiarne l’assetto.
Te lo mostro qui:
Tre doni
Per arrivare a questo ho individuato nella mia esperienza alcune frasi che forse mi sono sentita dire da qualcuno, che ho letto o che sono nate dalla mia parte profonda che sapeva cosa mi facesse bene. Una di queste è
“Tratta bene questo giorno. Domani non ci sarà più”
La nostra difficoltà a dilatare il Tempo che porta con sé la sensazione di non averne mai abbastanza, nasce anche dal rimandare costantemente quello che ci preme vivere, quello che ci preme fare. “Lo farò domani” quante volte ci siamo ritrovati a pensare così e a rimandare? Farlo domani non significa soltanto fare il giorno dopo quello che potrei fare oggi (questo sarebbe il meno).
"Lo farò domani" significa anche bloccare un’energia che dentro di me si sta muovendo in una determinata direzione, se io sento questo bisogno di agire nel momento presente.
Come sarà domani quella energia? Sarà ugualmente creativa, avrà la stessa forza, la stessa intensità oppure si sarà trasformata in qualcosa di diverso, più debole perché l’ho richiamata indietro oggi?
Altre due frasi importanti per me sono state
“Inizia adesso che domani diventa mai”
e ancora
“Non aspettare il momento giusto, prendi il momento e rendilo giusto”.
Entrare nel mio Tempo
Se riesco a entrare io stessa intera nel mio Tempo lo posso dilatare. Perché il Tempo è come un getto d’acqua che sgorga da una fonte di continuo, senza mai smettere di sgorgare, senza passato né futuro, è solo un eterno presente.
Quando hai una scadenza e temi di avere poco Tempo a disposizione prova a visualizzare tutto quel Tempo (che sia un'ora o tre mesi) come un bellissimo pezzo di stoffa, una seta di gelso morbida, ampia, dai colori più belli che tu mai abbia potuto desiderare. Prendila tra le mani, avvolgiti interamente e senti che quel pezzo di stoffa è elastico, oltre che morbido e setoso. Più lo tocchi più le sue fibre si espandono e quel bellissimo pezzo di stoffa si allarga, si allunga sotto alle tue dita che lo dilatano. Quel meraviglioso taglio di seta sotto alle tue dita è il tempo che tu hai a disposizione e più lo tocchi, più ti ci immergi, più si espande. Richiama ripetutamente in te questa immagine e intanto ripeti “Ho tutto il tempo che mi serve".
Riuscire a stare costantemente nel presente non significa doverlo riempire con tutto quello che facciamo ma starci noi dentro tutti interi.
E ricordati, tutto quello che tu sei oggi lo sei stato in tutti i momenti in cui hai vissuto, qualunque elemento tu muovi del tempo non te lo sei buttato alle spalle, è sempre lì a creare il tuo essere oggi in un certo modo. Ogni istante del tuo presente modifica il tuo passato e il tuo futuro.
Provoc-Azione della settimana:
A questo punto vi porto con me “dietro le quinte” e condivido con voi un pezzo di conversazione con mia figlia Francesca.
Mentre stava curando la stesura della puntata di questa settimana, mi ha chiesto “Ma questa visione circolare della vita, non un po’ contro quello dell’impermanenza (buddista)?”Ecco la nostra conversazione:
Il Tempo non e’ una linea che va verso il futuro, ma un elemento fluido, liquido, in ogni momento echeggia e permette a tutti gli altri di esistere. Per questo puoi dilatarlo con la tua sola presenza intera, perché lì dentro ci sei tu!!
Tu cosa avresti risposto a Francesca? E a me?
Se ti va, puoi parlarmene qui sotto, nella sezione dei commenti.
🙋♀️ Restiamo in contatto?
Se vuoi conoscermi meglio o restare in contatto, ci sono diversi luoghi (più o meno virtuali) in cui puoi trovarmi :
🌐 Questo è il mio sito. Qui c’è una panoramica su di me e quello che ho fatto in questi anni.
📚 Qui trovi i miei libri.
👩🎓 Qui i miei corsi online con Erbasacra.
E qui il nuovissimo Counseling Olistico a Pratica Immaginativa✍️ Gli articoli che ho scritto su Dol’s Magazine negli ultimi anni, tra cui tante interviste a donne ispiranti.
🏡 Il mio B&B nel bosco vicino al mare.
🧘♀️ Qui trovi un percorso di 9 meditazioni (ne ho parlato nella puntata 29, in caso volessi saperne di più).
📲 Possiamo chiacchierare su Facebook, Instagram e LinkedIn
Con la MindLetter, ci vediamo settimana prossima 🪷
Da cosa puoi lasciarti ispirare questa settimana
“Dottoressa Cascetti, anche stanotte pensando a tutta quella atroce follia di Salaysayn non sono riuscito a prendere sonno, ritornavo col pensiero indietro nel tempo. Ma il tempo non é indipendente dal resto dell'Universo, anzi ne é plasmato, lo spazio-tempo é qualcosa di quadrimensionale”
“Non divaghi, vada al dunque, Scradford”
“Ci sono momenti nella nostra vita in cui si agita in noi una forza che ci preme da dentro, come a voler uscire e mostra tutto con sguardo nuovo. E tutto quello che avevamo fatto fino a quel momento, magari in modo automatico, quasi un'abitudine, si mostra per quello che é e non per quello che volevamo o credevamo fosse. Perché la materia, quello che noi siamo e quello facciamo, distorce lo spazio e il tempo, la mia energia riesce perfino a curvarlo. Ascoltando le parole di quella giovane eritrea, mi ero portato tutto il suo dolore dentro alla mia pelle, lo avevo fatto penetrare nelle ossa e portato dritto dentro al cuore. Tutto quello che avevo fatto in quel posto così orribile quasi senza rendermene conto, mi era comparso davanti agli occhi in tutto il suo orrore. Era divenuto me”(Susanna Garavaglia, “Noi due clandestine”)
Grazie Cristina, quello che tu scrivi si allinea al mio sentire…
Grazie, cara Susanna. Il tuo discorso sulla dilatazione è ottimo e dà molto da pensare. Non trovo contraddizione con il concetto dell'impermanenza. (Il pensiero buddhista assume comunque sfaccettature diverse. E se prendiamo un principio come un dogma, ricadiamo nelle maglie di credenze che potrebbero danneggiarci, non aiutarci).