Ho sempre amato abbracciare ed essere abbracciata, in alcuni dei miei seminari accompagno all’abbraccio sia chi lo desidera sia chi lo teme e, al termine di due o tre giorni insieme, l’emozione di tutti i partecipanti è alle stelle. Ogni occasione è per me un momento “abbraccioso”, che si tratti di un incontro profondo a tu per tu o di una cena tra amici che, quando arrivano o quando se ne vanno, tendono spontaneamente a donarmi il loro abbraccio e a portare con sé il mio.
Credo che il piacere di dare e ricevere abbracci sia abbastanza comune, anche se ci sono persone che li detestano, li temono, li fuggono.
Per me un abbraccio è sempre stato il momento privilegiato di un intimo incontro tra persone che si vogliono bene o che in qualche modo si piacciono, ma non solo. Molto spesso accettare di essere abbracciati o desiderare di abbracciare un’altra persona può trasformarsi persino in un atto di autoguarigione. E tra poco vedremo insieme il perché.
Ho anche avuto l’onore di partecipare nel 2006 a Milano a uno dei primi incontri di Free Hugs, abbracci liberi, quella semplice e straordinaria esperienza che è nata a Sydney nel 2004 a opera di un giovane, Juan Mann, che ha avuto l’idea di mettersi nel centro di una via della città offrendo abbracci a chi passava da lì.
Nel carcere di San Vittore, a Milano, al termine della presentazione di un mio libro alle detenute (“Stavolta sarò femmina”), ho invitato tutti noi ad abbracciarci l’un l’altro e non dimenticherò mai l’emozione di quelle donne che si sono sentite viste, accolte, sostenute in una situazione così “ufficiale” e in modo inaspettato.
Siamo sempre stati soliti concludere conferenze, spettacoli, Convegni, incontri coinvolgendo i presenti in momenti di abbraccio corali di grande intensità.
Ho inoltre incontrato più volte Amma che gira il mondo dando il suo abbraccio celestiale a chi vuole vivere questa esperienza di grande impatto a tanti livelli, portando il messaggio della maternità universale. Qui un mio articolo dopo uno degli incontri con lei.
Ma perché un atto così naturale come l’abbraccio è così desiderato e allo stesso tempo temuto? E perché ci fa bene abbracciare e lasciarci abbracciare?
Un abbraccio stimola nel nostro corpo la produzione di ossitocina, un ormone che agisce sull'amigdala e sull'ippocampo, strutture molto attive nella gestione della memoria e delle emozioni, riduce lo stress sociale, rende più empatici, rafforza i legami, favorisce l'attaccamento e equilibra la pressione arteriosa.
Libera la serotonina e la dopamina, ormoni dall’effetto sedativo.
Sentire la stretta dell’abbraccio ci aiuta a percepire noi stessi e ad avvertire parti del nostro corpo che spesso rimangono addormentate, come la schiena, ad esempio e lo spazio tra le scapole.
Ci accompagna a staccarci dai nostri pensieri, a passare dal continuo attaccamento alla mente a una maggiore apertura del cuore.
Ci affina l’udito, perché in un abbraccio percepiamo il respiro, differenziazioni nell’uso della voce, il battito cardiaco della persona che ci abbraccia e che stiamo abbracciando.
Ci permette di comprendere cosa voglia dire stare nel “qui e ora”: il contatto con il nostro corpo, stimolato dal tocco dell’abbraccio, l’attenzione ai sensi (all’udito, al tatto, all’odorato), il vuoto nella mente che ci possiamo godere allontanato i pensieri, la consapevolezza del nostro essere qui, in questo Spazio e in questo Tempo, sono tutti indizi che siamo nel presente e non stiamo fuggendo altrove e nemmeno nei ricordi del nostro passato o nelle aspettative e nell’ansia del nostro futuro.
Ci aiuta a riconoscere la natura di una comunicazione profonda che, anche senza usare le parole, ci apre all’ascolto, al rispetto che significa permettere all’altro di essere ciò che è, alla sospensione del giudizio, alla capacità di vedere l’altro con occhi sempre nuovi.
Ci aiuta a comprendere quale sia il nostro personale linguaggio dell’abbraccio, se lo preferiamo avvolgente, leggero, stretto stretto, lungo, fugace o se invece ci irrigidiamo o ne fuggiamo. E a capire se questo nostro modo di porci di fronte all’abbraccio è quello che davvero vogliamo ai nostri livelli interiori profondi o se, invece, nasce dall’abitudine o dalla paura.
Ci fa sentire accolti. Come l’abbraccio della madre alla nascita ci rassicura rispetto a un mondo ancora sconosciuto, così un abbraccio in alcuni momenti della nostra vita è un rifugio che ci aiuta a affrontare paure e difficoltà.
E’ la metafora della riconciliazione di ogni nostro aspetto di dualità, una sorta di Tao che ci aiuta a sentirci interi.
Il Tao graficamente è un cerchio diviso in due da una sinusoide che separa una parte tutta bianca con un puntino nero da una parte tutta nera con un puntino bianco. Li chiamiamo Yin e Yang, rispettivamente Energia Femminile e Energia Maschile. La particolarità è che se io passando per il centro traccio una linea non avrò mai una parte tutta bianca né una tutta nera ma nella bianca ci sarà sempre un pezzetto di nero e viceversa. Nessuna potrà mai esistere senza l’altra. In ciascuno di noi, indipendentemente dal nostro sesso, ci sono sia componenti energetiche femminili sia maschili, non c’è energia del femminile senza un puntino di quella del maschile. In ogni donna c’è anche energia maschile, in ogni uomo c’è anche energia femminile e l’una e l’altra devono essere sempre in armonia e ben miscelate perché non sono in contrapposizione ma complementari. L’abbraccio è metaforicamente l’unione del due che è in noi nell’Uno, nella complementarietà che noi siamo.Un abbraccio ci aiuta a aumentare la nostra autostima o, comunque, a riportarla in equilibrio, sia per gli ormoni secreti che perché tiene lontana la paura di non meritarsi affetto, amore, protezione.
Ci permette di comunicare le nostre emozioni e di imparare ad ascoltare quelle degli altri, senza bisogno di usare parole che spesso le bloccano o le banalizzano.
E’ una comunicazione non solo fisica ma anche emotiva, mentale ed energetica.
E’ un sostegno per i nostri malesseri e ci dà un sollievo immediato.
Affina la nostra empatia, la sintonia e, in generale, la nostra capacità di comprendere l’altro. E il nostro desiderio di farlo.
E’ una esperienza di intimità che ci permette di abbattere muri inutili e nocivi
Ci aiuta a colmare momenti di vuoto interiore.
Risveglia l’amore che è dentro ognuno di noi e che abbiamo il diritto di riconoscere e il dovere di condividere.
Risveglia la maternità universale, presente sia nelle donne che negli uomini. “Chiunque – uomo o donna – abbia il coraggio di superare le limitazioni della mente può raggiungere lo stato di maternità universale. L’amore di una maternità risvegliata è un amore e una compassione rivolti non soltanto ai propri figli, ma a tutte le persone, agli animali e alle piante, alle pietre e ai fiumi – un amore esteso alla natura intera, a tutti gli esseri” (Amma)
Aiuta a sviluppare le qualità energetiche femminili presenti in ogni essere umano, indipendentemente dal suo essere maschio o femmina.
Aiuta a prendersi cura dell’altro e di se stesso.
Potrei continuare, sono certa che la lista non sia finita qui.
Che ne diresti di continuarla tu?
Provoc-Azione della settimana:
Prova a vivere un abbraccio con chi vuoi tu, dedicando una particolare attenzione. Leggi bene magari anche due o tre volte e poi, al momento opportuno, queste indicazioni arriveranno alla tua consapevolezza. Quando sei nell’abbraccio fai tre respiri profondi e poi ripeti mentalmente “Io sono totalmente qui, ora”. Rimani in ascolto di quello che senti, focalizzando l’attenzione sul contatto dei vostri corpi. I vostri corpi fisici si sono uniti, ma non ci sono soltanto due corpi accostati . Se lasci andare ogni tua resistenza esteriore o interiore e ti metti in ascolto, ti accorgerai che c’è qualcosa di più di un semplice accostamento di due corpi, si sta operando una trasformazione di tipo qualitativo, si è creato qualcosa che prima non c’era. Qualcosa che può essere, a seconda del tuo stato d’animo, migliore o peggiore ma comunque nuovo rispetto a prima. Puoi sentire il contatto accudente, accogliente e desiderare abbandonarti a questo momento di comunicazione ed allora sentirai in te benessere, intensità, emozione, abbandono. Oppure puoi avere delle resistenze ed allora potresti provare fastidio, smarrimento, rifiuto, voglia di andartene. Da un corpo più un altro corpo insieme non sono nati due corpi ma è nato un terzo elemento nuovo, qualcosa che ha mutato la qualità precedente. Se tu e l’altura persona siete rilassati e avete in voi la sensazione positiva una intensa energia di ricarica passerà dall’uno all’altro. Se, viceversa, prevalessero la tensione, il rifiuto o altre sensazioni sgradevoli, il livello energetico si abbasserebbe e si diffonderebbe eventualmente ad altre persone a voi vicine.
Da cosa puoi lasciarti ispirare questa settimana:
“… E’ nel "Fattore noi" la causa delle tensioni a qualunque livello. Forse saperne riconoscere la presenza, in qualunque relazione, aiuta. Due persone che scelgono di fare un tratto di strada insieme non rimangono reciprocamente un "tu" e un "io" ma danno vita a un "noi". Che non è la somma delle parti né soltanto qualcosa di più, ma soprattutto diventa “qualcosa d'altro". Nel tempo ciascuna delle due parti cambia e si trasforma e anche quel "noi" si trasforma: e qui sta la trappola, tenere conto soltanto delle trasformazioni del "tu" e dell'"io", pretendendo anche inconsciamente che il "noi" rimanga invariato. E irrigidirsi perché le cose non sono più come prima, additando l'altro come causa del dis-astro, senza venirne a capo. Pensate a come abbiamo disseminato l'esistenza di figli abbandonati, i vari "Noi" cui abbiamo dato vita, scappando da loro ogni volta che "io" e "tu" non vanno più d'accordo. Energia che continua a vivere senza direzione e che da qualche parte deve pur andare...”
(Susanna Garavaglia, “Senza radici dove voli?”)