Viviamo in un tempo che corre. Tutto e subito.
Un messaggio che non riceve risposta in cinque minuti diventa silenzio assordante. Un progetto che non decolla in una settimana viene messo da parte.
È come se avessimo perso confidenza con il ritmo lento delle cose vere.
Appena qualcosa si fa difficile, ci raccontiamo che forse non era destino. Cambiare strada è più facile che restare. Ma quante gemme lasciamo indietro, ancora chiuse, ancora vive, solo perché non abbiamo avuto la pazienza di aspettarne la fioritura?
Scrolliamo, swippiamo, passiamo oltre. È tutto così veloce che a volte dimentichiamo quanto siano preziose le cose che chiedono tempo.
E allora oggi voglio parlarti di una parola dimenticata. Una parola forte, paziente, silenziosa: perseveranza.
La perseveranza non fa rumore. Non si vanta. Non cerca l’applauso.
Ma costruisce, tesse, ripara, accompagna. È quella forza quieta che ti fa dire “ci sono”, anche quando tutto vorrebbe farti mollare.
Forse anche tu, in questo momento, hai qualcosa che chiede solo questo: che tu resti.
Che tu tenga il filo. Che tu creda ancora.
Se ti va, fermati un attimo. Chiudi gli occhi.
Lascia che emerga un’immagine, un progetto, una relazione, un sogno che hai quasi lasciato andare. Non forzare: lascia che venga da sé, come un’onda che torna alla riva.
Poi chiediti: di cosa avrebbe bisogno, per continuare a vivere dentro di me?
Non servono risposte perfette. Solo ascolto. Solo presenza.
La perseveranza comincia così: nel momento in cui scegli di non voltarti dall’altra parte.
“L'uomo che sposta una montagna comincia portando una piccola pietra"
così Confucio ci accompagna, con questa sua semplice ed efficace immagine, a dare avvio al tema della Perseveranza, qualità energetica del mese di giugno.
Interessante come sempre, leggere la radice della parola “Per-severanza” che contiene in sé “per” che in questo caso significa “a lungo” e “severus”, cioè “rigoroso”: quello che conta è raggiungere l'obiettivo, il percorso può e deve cambiare, adattandosi a quello che nel frattempo, di momento in momento, noi stiamo diventando. Fondamentale infatti è mantenersi sempre elastici perché l'abitudine, l'automatismo, ogni riflesso condizionato, la mancanza di attenzione e una non- presenza sono nemici della Perseveranza. È vero che è difficile lasciare andare le vecchie abitudini, gli schemi mentali che crediamo di avere superato ma che invece non abbiamo superato affatto, i vecchi rapporti che non ci danno più niente. Si tratta di residui energetici a livello emozionale o anche mentale che non ci servono, ma che continuiamo a portare con noi come una coperta di Linus.
“La perseveranza è ciò che rende l'impossibile possibile, il possibile probabile e il probabile certo” scrive Robert Half.
In fondo si tratta di imparare dalle formiche che non si arrendono mai anche quando qualcuno o qualcosa cerca di fermarle: le formiche trovano sempre un'altra strada, e quando c'è qualcosa da prendere, da afferrare, da portare via con sé, raccolgono.
Forse essere perseveranti è raccogliere il più possibile, prendere consapevolezza di tutto quello che incontriamo e farlo nostro, sviluppare i nostri doni, tenere contatto ed entrare in relazione con tante persone, vedere e vivere esperienze più che possiamo. Cercare, come scrive Jim Rohn, di "raggiungere il massimo potenziale, come fanno tutte le forme di vita, tranne gli esseri umani”.
La Perseveranza non è una marcia cieca, ma una danza consapevole tra l'intenzione e l'adattamento. È la capacità di ritornare al centro, ogni volta che la vita ci disperde. È una fiamma che non brucia con impeto ma con costanza, che arde anche nei giorni grigi, quando l'entusiasmo vacilla e i risultati sembrano lontani. È la voce interiore che sussurra: “Continua. Un passo ancora. Anche oggi.”
Essere perseveranti forse significa anche assumere un atteggiamento assertivo rispetto a ciò che noi siamo, una sorta di auto-rispetto che ci permette di rimanere saldi nei nostri obiettivi e anche di attirare accanto a noi chi sta scegliendo il nostro stesso cammino, e talvolta di respingere chi ha un sentire diverso dal nostro.
Essere perseveranti è aprire il nostro cuore ad ogni seme di trasformazione e poi depositare ogni seme dentro di noi, nutrendolo con amore fino a farlo germogliare e crescere.
Essere perseveranti è anche essere sinceri, raccontando alla nostra vita quali sono le nostre reali esigenze, perché l'abbondanza arriva se noi sappiamo chiedere e se noi sappiamo anche rimanere radicati nel desiderio di ciò che è giusto per noi.
Ma essere perseveranti è anche comportarci come se quell’obiettivo che vogliamo raggiungere lo avessimo già ottenuto, perché ogni forma-pensiero viene creata sul piano mentale e radicata nel nostro terzo chakra, e dal momento in cui quella forma-pensiero viene creata e radicata, tutti i nostri piani sottili ne sono permeati e, grazie all'informazione che è contenuta in quel pensiero, reagiscono e agiscono.
Essere perseveranti è anche essere capaci di ricevere senza riserve, accettando tutto quello che ci viene incontro con un atto d'amore. E accogliere tutto quello che è al di là delle nostre aspettative, lasciando andare ogni giudizio, perché essere perseveranti è fare spazio nel nostro cuore e accogliere con gioia e gratitudine, senza riserve.
Essere perseveranti richiede anche saper riconoscere le forme-pensiero che ci abitano, perché se continuiamo a reagire come se fossimo sempre dentro alla stessa storia di quando eravamo bambini o adolescenti, non siamo noi ad agire, ma l'adolescente o il bambino che siamo stati.
Essere perseveranti è riuscire a entrare nel ritmo di ogni giornata senza ansia, espandendo la nostra coscienza in continuo contatto con il nostro sé, ascoltando i suoi suggerimenti e sapendo che spesso la logica del sé è fuori da ogni logica razionale.
Essere perseveranti è saper guardare dall'alto e magari renderci conto, ad un crocevia, che ognuna delle quattro strade che partono e sembrano andare in direzione opposta conducono allo stesso obiettivo: il Sé potrà dirci quale di queste ci aiuta a raccogliere, durante il percorso, più doni per la nostra evoluzione.
Essere perseveranti è anche non lasciarci travolgere da forme-pensiero contraddittorie che ci portano via fiducia, intensità e determinazione, perché ogni desiderio che non si armonizza con i nostri bisogni più profondi può incontrare ostacoli “dovuti anche alle differenze elettromagnetiche emesse dai nostri corpi sottili che si contraddicono”, come dice Anne Givaudan.
Perché noi siamo anime ricetrasmettenti, in grado di mettere in comunicazione materia e spirito con la mediazione del nostro cuore.
In definitiva, la Perseveranza non è sforzo cieco né ostinazione sterile: è una forma di amore verso se stessi e verso ciò che si è venuti a realizzare in questa vita. È l’arte di continuare, anche quando il cammino si fa incerto, fidandosi di un’intelligenza più ampia che guida ogni passo.
È come il respiro: va e viene, ma non si interrompe mai.
E allora, in questo mese di giugno, ti invito a portare attenzione a ciò che stai coltivando dentro di te. Qual è il piccolo gesto quotidiano che puoi ripetere con presenza? Qual è il seme che stai nutrendo con costanza?
Non servono grandi imprese: a volte, perseverare è semplicemente non dimenticare chi sei.
Rimani connesso al tuo cuore, lasciati guidare dalla tua parte più saggia… e continua. Un passo alla volta. Sempre.