119- E se fossi io la mia anima gemella?
Conoscere se stessi o, ancora di più, incontrare se stessi è un viaggio senza ritorno ma anche senza fine. Quando pensi all’incontro con la tua essenza più profonda puoi immaginare che si tratterà di illuminazione improvvisa, un momento in cui tutto di colpo si svela.
Ma è davvero così?
In realtà questo incontro, che può sembrare un evento raro o quasi straordinario e che invece è semplicemente la nostra vita, è un continuo venire a contatto con le mille sfumature della nostra anima, un incontro costante che non avviene mai in un solo istante, ma si rivela nel tempo, nelle pieghe di ogni giorno.
Incontrare se stessi è come guardarsi a uno specchio che però non riflette il corpo ma l’anima, la parte di noi che più spesso nascondiamo. Perché nella vita quotidiana ci siamo abituati a costruire maschere, a giocare dei ruoli che non sono mai del tutto nostri, ma ci vengono proposti dal mondo esterno o da ciò che crediamo gli altri si aspettino da noi. Queste maschere ci proteggono dalle difficoltà ma ci impediscono anche di vedere e di sentire chi siamo davvero. È un processo di autodifesa che non possiamo biasimare ma che ci tiene lontani dalla nostra verità.
Senza più nulla da nascondere
Eppure, a un certo punto, quando l’esperienza si accumula, quando le cicatrici si fanno più evidenti e il tempo scorre inesorabile, arriva il momento in cui ci troviamo di fronte a noi stessi, senza più nulla da nascondere. E a quel punto non possiamo più fare finta che non ci sia una verità profonda da riconoscere. È un incontro che ci spaventa perché implica accettare ogni parte di noi, anche quelle che abbiamo sempre cercato di ignorare o di cambiare.
Nel mio percorso ho imparato che il cammino dell’autoconsapevolezza non è lineare. Ogni volta che credo di avere raggiunto una comprensione, una consapevolezza nuova, arrivo a un punto in cui capisco che c’è ancora qualcosa da scoprire. Un angolo nascosto, una parte di me che non avevo mai davvero visto o che non avevo voluto vedere. Ogni incontro con me stessa è come una pietra che si gira in un giardino segreto, e ogni volta che la sollevo trovo qualcosa di diverso, di inaspettato.
Siamo sempre in due
Un aspetto fondamentale di questo incontro è il riconoscimento della nostra dualità, del nostro essere sempre in due. Io le ho chiamate le due Gemelle che mi abitano e che mi fanno vivere spesso in tensione tra opposti: forza e vulnerabilità, luce e ’ombra , razionale e irrazionale. Ma è proprio questa danza di opposti che ci rende completi. Se ci costringiamo a scegliere una sola parte di noi, a ignorare l’altra, ci stiamo privando della possibilità di essere veramente interi. Accettare l’ombra, come dice Jung, è parte di questo processo di individuazione. E non significa semplicemente riconoscere le nostre paure o i nostri lati più oscuri, ma anche onorarli, perché solo attraverso l’integrazione di ogni parte di noi possiamo diventare davvero ciò che siamo destinati a essere.
In questo incontro non possiamo fare a meno di confrontarci con il nostro passato. Ogni esperienza vissuta, ogni scelta che abbiamo fatto, ogni errore e ogni successo, si riflette in noi come un’eco che non smette mai di risuonare. Ma dobbiamo imparare a vedere il passato non come un peso, ma come una risorsa. Ogni parte della nostra storia ha contribuito a costruire chi siamo oggi. Ogni cicatrice è un segno di resistenza, ogni caduta un’occasione per rialzarsi più forti. Dobbiamo imparare a guardare al nostro passato con gratitudine, riconoscendo che, senza di esso, non avremmo la profondità che ci rende unici.
Smettere di cercare fuori
C’è un momento cruciale in questo viaggio: il momento in cui ci rendiamo conto che la vera essenza di noi non può essere trovata fuori, non può essere cercata in un’altra persona, in un amore, in un luogo o in un obiettivo. La verità, la pace, la libertà che cerchiamo sono già dentro di noi. La chiave di volta è proprio questa: smettere di cercare un altro da noi stessi. Questo non significa rinunciare alla relazione con gli altri, ma comprendere che l’altro non è mai un mezzo per colmare il vuoto che sentiamo dentro. Quel vuoto è un invito ad entrare in contatto con noi stessi, a fare spazio per quella parte di noi che, troppo spesso, abbiamo ignorato.
L’incontro con se stessi è anche un atto di coraggio. Ci vuole coraggio per fermarsi e affrontarsi senza filtri, senza protezioni, senza giustificazioni. Eppure, più ci permettiamo di entrare in questo incontro, più ci rendiamo conto che non c’è nulla da temere. C’è una pace profonda che si trova nel riconoscere la propria vulnerabilità, nella consapevolezza che, anche nei momenti più bui, siamo già interi, già completi. La vera forza non sta nel proteggere la nostra immagine, ma nel lasciarla cadere, nel permetterci di essere ciò che siamo senza paura del giudizio.
Passi verso l’amore
Ogni incontro con noi stessi è anche un passo verso l’amore. L’amore che più a lungo abbiamo cercato fuori di noi è sempre stato dentro di noi, pronto a fiorire. E quando smettiamo di cercarlo altrove, quando lo coltiviamo dentro di noi, esso si irradia naturalmente verso gli altri. Non perché dobbiamo fare uno sforzo, ma perché è il nostro stato naturale. L’amore non è un dono che riceviamo, ma una luce che possiamo accendere dentro di noi e che, senza volerlo, illumina ogni cosa intorno.
In questo incontro non ci sono risposte facili, non ci sono soluzioni rapide. Ci sono solo domande. E queste domande sono le porte che ci invitano a entrare più profondamente dentro di noi, a scrutare nelle profondità della nostra anima. Ogni volta che ci fermiamo a guardare troviamo qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevamo mai visto prima. Non è un incontro finale, ma un percorso che continua, che ci chiama a esplorare sempre di più, a scoprire parti di noi che, fino a quel momento, erano rimaste nell’ombra.
Per incontrarci veramente, dobbiamo essere disposti ad affrontare ciò che c’è dentro di noi senza paura. Non possiamo continuare a nasconderci dietro scuse, giustificazioni, maschere. Dobbiamo imparare a fare spazio, a liberarci delle convinzioni che ci limitano, a smettere di vivere per soddisfare aspettative che non sono le nostre. Quando facciamo questo, ci accorgiamo che non siamo mai stati separati da noi stessi. La nostra essenza è sempre stata qui, pronta per essere riconosciuta.
E questo incontro, che ci sembra così lontano, è in realtà il viaggio più vicino che possiamo fare: il viaggio verso casa, dentro di noi, verso quella parte che non ci ha mai lasciato, ma che abbiamo smesso di vedere.
“E allora eccoci qui. Tu e io. Davanti allo specchio sacro dell’Anima. Puoi guardarti. Puoi riconoscerti. Puoi sceglierti. Io sono la tua vera compagna di viaggio. La tua anima gemella. La tua Essenza. E sono sempre stata qui.”
Dal 9 all'11 maggio a Joie de Vivre a Calice Ligure terrò il mio seminario residenziale "Dal Bambino Ferito al Bambino Magico" usando una metodologia mista di lavoro e, tra il resto, anche le Costellazioni Familiari. Lavoriamo nel Portale, il nuovo spazio di lavoro che ha già ospitato e continua a ospitare i miei seminari e incontri e che ha una energia che amo molto. E la vita comunitaria che si crea in un residenziale impostato così fa bene, molto bene. Se volete partecipare compilate il form qua sotto. Ogni volta questi incontri portano amore, trasformazione e un po' di magia..
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